Jean, che legge i poeti e recita De André

“Come va il lavoro Jean?” “Va bene, vado d’accordo con i colleghi, è una cosa importante e poi mi piace”. Di questo ragazzo ivoriano avevamo già raccontato qualche tempo fa [...]

“Come va il lavoro Jean?” “Va bene, vado d’accordo con i colleghi, è una cosa importante e poi mi piace”. Di questo ragazzo ivoriano avevamo già raccontato qualche tempo fa in un numero di “AMU notizie”, scrivendo di come il suo percorso di inclusione in Italia stava proseguendo al meglio dopo che come beneficiario di Fare Sistema Oltre l’Accoglienza era entrato a lavorare nell’azienda pugliese Arc en Ciel partecipata dalla Fondazione Vincenzo Casillo. Siamo tornati a chiacchierare con lui per capire se la pandemia sta incidendo su questo percorso e – soprattutto – sui suoi sogni

Adesso che la Puglia è zona arancione la vita è diventata un po’ difficile “ma ognuno di noi deve fare un sacrificio per il bene di tutti” dice Jean, venti anni, originario della Costa d’Avorio. Certo stare sempre a casa non è il massimo per un ragazzo, per fortuna però a Corato vive assieme ad altri due amici, non è solo, e la compagnia aiuta in un momento come questo. Ha momentaneamente sospeso tutto quello che faceva nel tempo libero: dal teatro al rugby. Sì proprio il teatro. Di cui è innamorato: “Da quando ero più giovane che leggo libri di teatro”. In Puglia ha incontrato il laboratorio del “Teatro delle molliche”, diretto da Francesco Martinelli. Stavano cercando ragazzi, ha fatto una prova, è andata bene, quindi ha partecipato a un corso: ha recitato nell’Amleto, in Romeo e Giulietta, in Aspettando Godot. Quando gli chiedi perché gli piace recitare, cosa prova sul palco, la voce diventa seria seria: “Il teatro è la vita. Non c’è una rappresentazione sola, ma di più persone. Non sei solo tu, puoi giocare ruoli diversi. E ti devi superare ogni volta”.

Dal 2016 – anno in cui è arrivato in Italia – non è ancora mai riuscito ad andare a trovare la famiglia in Costa d’Avorio: mamma, papà e cinque tra fratelli e sorelle. Jean è fuggito dal suo Paese per evitare il carcere dopo aver partecipato a manifestazioni contro il governo: “Non ci dicono quali sono i nostri diritti”. Quando alcuni suoi amici sono stati arrestati, ha pensato che era meglio partire. È andato in Burkina Faso, ma anche qui è scoppiata la guerra, “dei ragazzi mi avevano raccontato che in Libia c’era lavoro” e ha attraversato un altro confine. Qui ha scoperto una realtà diversa, fatta di carceri e violenza – “mi sono detto, meglio morire nel mio Paese” – ed è riuscito ad andarsene.

In Italia per la prima volta Jean si sente libero: di pensare, di parlare e di costruirsi il futuro: “So che non è il mio Paese, ma posso creare una strada per ricominciare. All’inizio non conosci nessuno e nemmeno la lingua, è tutto difficile”. E adesso a che punto sei? “Posso dire che ho messo le fondamenta. Parlo l’italiano, ho un lavoro, pago l’affitto, posso mandare qualche soldo alla mia famiglia”.

Tra i suoi pensieri c’è sempre lo studio che vorrebbe riprendere, anche se il lavoro per ora non glielo permette. Sono cambiati i tuoi sogni Jean? “Nel mio Paese quando ci sono le elezioni c’è sempre una guerra. Ci sono genitori che muoiono lasciando i figli da soli. Vorrei aiutare questi bambini e aiutarli a realizzare i loro sogni”. E poi c’è l’altro grande desiderio, quello di vedere un giorno un’Africa unita, ma “dobbiamo cambiare la mentalità delle nostre famiglie per farle arrivare a questa scelta”.

Oltre al teatro, Jean conosce le canzoni-poesia di Fabrizio De André, grazie a una professoressa che in Puglia lo aveva coinvolto in una iniziativa di letture dei testi del cantautore genovese: “Io ho letto La guerra di Piero e I dieci comandamenti ma quello che mi piace di più è Il pescatore perché mi fa riflettere sulla mia infanzia, quando ero più piccolo mi dovevo alzare presto, alle cinque del mattino, per controllare che gli animali non andavano a mangiare il riso nei campi,”. C’è un altro poeta che Jean legge e rilegge da tempo, si chiama Bernard Binlin Dadié, uno scrittore ivoriano di lingua francese, i suoi versi e i suoi libri parlano – non a caso – di libertà per la sua terra. Quando può si informa sull’Italia, cercando informazioni su Internet: “Questo è un Paese fantastico, fa parte della Storia”.

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