“Lavoriamo per un’integrazione reciproca”

L’insegnante pugliese Maria Pia Lenato è entrata da poco nella rete di volontari di Fare Sistema con tutto il suo bagaglio di capacità e di entusiasmo per costruire nuove esperienze [...]

L’insegnante pugliese Maria Pia Lenato è entrata da poco nella rete di volontari di Fare Sistema con tutto il suo bagaglio di capacità e di entusiasmo per costruire nuove esperienze di accoglienza nel territorio di Turi (in provincia di Bari). Il suo è uno sguardo che vuole vedere lontano, per realizzare a piccoli passi una ”integrazione reciproca”

È dal 1982 che Maria Pia Lenato si dedica all’accoglienza e che – come dice lei stessa – cerca di allungare lo sguardo oltre l’orizzonte per capire cosa si può fare per non dimenticare le vite degli altri. Di chi viene dall’altra parte del Mediterraneo, per esempio. Maria Pia è un’insegnante ora in pensione che vive a Turi, in provincia di Bari, ed è una volontaria della rete di Fare Sistema, con la quale Federica – la referente FSOA per la Puglia – sta tentando di immaginare quali azioni intraprendere per creare a Turi una sorta di laboratorio sociale. Sono quarant’anni che Maria Pia lavora nella sua terra per l’integrazione reciproca: “Ho scoperto l’importanza del dialogo, dell’incontro che si fa confronto”.

Nei primi anni del Duemila a Turi è arrivato un sacerdote proveniente dalla Repubblica Centrafricana: attraverso i suoi racconti, l’insegnante pugliese ha conosciuto la situazione drammatica di questo che è, ancora oggi, uno dei Paesi più poveri al mondo. “Il suo sogno – ricorda Maria Pia – era quello di costruire una scuola a Bambari, sua città di origine, per arginare il diffuso analfabetismo”. Quindi, con l’aiuto di alcuni amici, l’insegnante pugliese ha fondato un’associazione – l’Umanità Solidale Glocal – con la quale ha iniziato a raccogliere fondi per la costruzione della scuola: “L’idea era smuovere le coscienze, allargare il nostro piccolo mondo: era una sfida perché Turi è un paese di 13mila abitanti, a economia agricola, con alcuni aspetti di chiusura. E in effetti all’inizio è stato difficile, però è un percorso che bisogna fare altrimenti non c’è possibilità di cambiamento”. Lo sguardo della piccola comunità si stava allargando fino a cogliere un’altra realtà: i migranti che vivevano, quasi invisibili, a Turi. Alcuni provenivano dall’Africa, altri dall’Est europeo. Così l’associazione fondata da Maria Pia ha organizzato anche una scuola di italiano: “All’inizio facevamo lezione in casa mia, poi il comune ci ha dato la disponibilità di una struttura e abbiamo continuato”.

Nel frattempo l’obiettivo della scuola nella Repubblica Centrafricana è stato raggiunto: ora è composta da nove aule ed è frequentata da 290 ragazzi tra i 12 e i 18 anni; Maria Pia è andata a visitarla un paio di volte. E adesso? Adesso che l’esperienza dell’associazione Umanità Solidale Glocal è finita e che la scuola di italiano per migranti a Turi non c’è più, è necessario ripartire, stavolta assieme a Fare Sistema: “Le cose belle comportano un peso, una fatica, ma lo sguardo deve essere sempre puntato oltre l’orizzonte. Dobbiamo costruire qualcosa a piccoli passi, tenendo conto della realtà che ci circonda. Ci sono un vuoto e delle esigenze che vanno riempiti”.

 

Maria Pia Lenato nella Repubblica Centrafricana
Maria Pia Lenato nella Repubblica Centrafricana

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