La nuova sfida di Sadja

Sadja è uno dei tre ragazzi soci della cooperativa che in Calabria è nata per produrre pasta artigianale. La coop è costituita nell’ambito di Fare Sistema Oltre l’Accoglienza e grazie [...]

Sadja è uno dei tre ragazzi soci della cooperativa che in Calabria è nata per produrre pasta artigianale. La coop è costituita nell’ambito di Fare Sistema Oltre l’Accoglienza e grazie ai fondi di Fondazione Con Il Sud. Sadja ha accettato questa nuova sfida: “Sarà faticoso, ma pian piano ce la faremo”

Era il mese di giugno di quattro anni fa quando Sadja è sbarcato in Italia. Minorenne, diciassette anni appena, si era lasciato il Senegal alle spalle e aveva trascorso dodici mesi circa nelle carceri libiche. Ne era uscito e si era messo a lavorare per racimolare i soldi necessari a pagare la traversata del Mediterraneo. A spingerlo era stata la voglia di progettare per sé una vita migliore.

“Mi sono detto vado per cambiare la mia vita e quella di mia sorella”. Sadja non ha più una mamma, il padre si è risposato, e la sorellina – cinque anni più giovane di lui – vive con la nonna. Dopo aver pagato gli scafisti, in Libia, lui e alcuni suoi amici sono andati all’appuntamento per la partenza, di notte, sulla spiaggia. La barca ha iniziato la navigazione. Ma dopo appena un chilometro sono dovuti tornare indietro, in Libia. Sullo scafo non funzionava nemmeno una luce, impossibile andar per mare in quelle condizioni. Ci hanno riprovato ventiquattro ore dopo: salpati a mezzanotte, alle sette del mattino erano di fronte alle coste calabresi. Sono stati fatti salire su una nave andata loro in soccorso. Che però è rimasta tre giorni ferma in mare, in attesa di poter far sbarcare i migranti a bordo. Tre giorni infiniti: “Ero stanco, le mie gambe erano bloccate. Non riuscivo più a stare seduto. Pensavo a mia sorella. A Dio. Per fortuna è andato tutto bene e ci hanno fatto scendere”. L’attracco è avvenuto a Corigliano Calabro.

Sadja, che allora era minorenne, è trasferito nel centro di accoglienza per minori Casa di Ismaele a Rogliano, in provincia di Cosenza. Con lui una quindicina di ragazzi. È qui che diventa adulto. Neomaggiorenne, nel 2019 viene accolto prima nello SPRAR di Strade di Casa a Rovito e poi da ottobre 2019 è inserito nel progetto dell’Ufficio Migrantes dell’arcidiocesi di Cosenza “Allarga lo spazio della tua tenda”, finanziato dalla Campagna Cei “Liberi di partire, liberi di restare”. Un progetto che sostiene i ragazzi a livello abitativo e formativo, e li accompagna nell’inserimento al lavoro. Il corso di addetto alla produzione di pasta fresca che Sadja frequenta nell’estate del 2020 è parte di questo cammino. Ma è solo un tassello di un mosaico più ampio, perché il ventunenne senegalese ha nel frattempo compiuto altri – importanti – passi: ha conseguito il diploma di terza media, ha svolto due tirocini lavorativi (in una tipografia e in un pastificio), è stato impiegato come aiuto cuoco. Ora vive in un appartamento assieme ad alcuni amici. Dividono spese e impegni. “Vivere in una casa è più difficile, devi pagare le bollette da solo, pensare a te stesso. Quando stai in in una comunità sai che prima o poi la dovrai abbandonare. Ora, è vero, sono più libero, non devo rispettare gli orari per rientrare la sera, ma so che devo comportarmi bene. Me lo hanno insegnato in comunità, mi hanno dato delle regole: non chiedere soldi per strada, vestirsi in ordine prima di uscire, rispettare tutti. In Calabria sono stato accolto bene da tutti, non ho mai avuto problemi. L’Africa e l’Europa sono diverse: la cultura è diversa. Quando sono andato via dall’Africa sapevo che dovevo abituarmi a una cultura diversa”.

Anche Sadja, come Madi e Adama, ha accetto di far parte della cooperativa costituita nell’ambito di Fare Sistema Oltre l’Accoglienza e grazie ai fondi di Fondazione Con Il Sud. Sadja ha pensato si possa trattare di una buona opportunità e ha dato la sua disponibilità: “È una buona idea. Sarà faticoso, ma piano piano ce la faremo. L’importante è fare qualcosa, lavorare senza dipendere da nessuno”. Questo “non dipendere” è una responsabilità di cui immagina il peso. Ma non si spaventa: “Quando me l’hanno proposto non ho accettato subito. Ci ho pensato due, tre giorni. Ho pensato tante cose: alla fine ho detto sì perché so che tutto andrà bene”. Vuole diventare una persona benestante, Sadja, “per aiutare i poveri che non hanno niente, in Senegal e in ogni altra parte del mondo”. Pensa soprattutto a quella sorellina che non vede da quattro anni: “Quando le cose cambieranno vorrei che venisse qui”. In Senegal Sadja non vuole tornare a vivere, gli piacerebbe sì poter trascorrere qualche settimana ogni tanto nel suo paese di origine, ma è in Italia che vuol progettare il suo futuro: lavorare alla cooperativa, andare in palestra, passeggiare per il centro di Cosenza e cucinare la pasta al tonno, con olio di oliva e cipolle (“il tonno solo quello fresco”).

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